Sperimentazione del voto elettronico per le elezioni Comites

Intervento alla Camera dei Deputati del Direttore della DGIT Maeci

Roma, 13 lug. (askanews) – In occasione del rinnovo dei Comites, sono stati “672” gli elettori che hanno potuto esercitare l’opzione del voto elettronico, che hanno “mostrato una propensione alla partecipazione al voto maggiore rispetto al voto per corrispondenza, in termini percentuali e proporzionali”. Lo ha detto Luigi Maria Vignali, Direttore Generale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale per gli italiani all`estero e le politiche migratorie, durante l’audizione informale sugli esiti della sperimentazione del voto elettronico in occasione del rinnovo dei Comites.

“Accolgo con grande piacere l’invito a riferire in questa sede sugli esiti della sperimentazione del voto elettronico, che si è tenuta in occasione delle elezioni dei Comites lo scorso 3 dicembre 2021. La sperimentazione ha richiesto un accurato e intensissimo lavoro di progettazione, l’impiego di ingenti risorse per realizzare un progetto mai sperimentato in questa forma in precedenza”, ha sottolineato in Commissione Affari Esteri.

“Una breve introduzione per fornire il contesto in cui si è svolta la sperimentazione, a partire dalle disposizioni normative: la legge di bilancio 2021, aveva autorizzato la spesa di 9 milioni di euro per lo svolgimento delle valutazioni delle votazioni per il rinnovo dei Comites (…)”, ha aggiunto Vignali, “Quindi 9 milioni di euro comprensivi sia dell’organizzazione delle elezioni in forma cartacea, che è quello che ha richiesto la maggior parte delle risorse, sia della sperimentazione sul voto elettronico. Quindi un margine finanziario molto ristretto.

In ottemperanza a questa disposizione normativa, la Farnesina ha avviato sin dalle prime settimane del 2021 un intenso lavoro preparatorio per progettare una piattaforma per il voto digitale delle elezioni dei Comites stabilendo che la sperimentazione del voto sarebbe avvenuta parallelamente alle tradizionali operazioni elettorali in cartaceo per corrispondenza. Avrebbe riguardato un novero ristretto di sedi e non sarebbe stata produttiva di effetti giuridici, quindi il conteggio dei voti elettronici non sarebbe stato rilevato a fini ufficiali rispondendo dunque a un fine puramente conoscitivo e analitico”.
“L’assenza di un polo strategico nazionale su cui poter ospitare l’infrastruttura cloud del voto elettronico, con necessarie garanzie di sicurezza e di tutela della riservatezza dei dati, nonché la mancanza di una consolidata esperienza a livello nazionale e in parte anche internazionale in materia di internet voting”, ha chiarito il Direttore Generale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale per gli italiani all`estero e le politiche migratorie, “hanno suggerito un approccio mirato alla cautela e l’aderenza al principio di graduale introduzione della tecnologia del voto elettronico. Oggi infatti sistemi di voto elettronico sperimentati anche in altri Paesi europei non sembrano aver dato prova di sufficiente affidabilità e trasparenza tanto che diversi Paesi hanno finito per rinunciare per ora all’introduzione per problemi emersi sotto il profilo tecnico o giuridico”.

Quindi, “posti questi criteri che abbiamo formalizzato con un decreto ministeriale, abbiamo realizzato la simulazione per verificare alcuni importanti e delicati aspetti sulla futura percorribilità del voto elettronico, in particolare la tutela dei principi costituzionali di personalità, eguaglianza, libertà e segretezza del voto. Preciso che il lavoro del ministero ha anche tenuto conto delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa e del risultato altresì aderente le linee guida sul voto elettronico”, ha osservato, “Per poter dare poi alla simulazione un valore anche più ampio abbiamo sperimentato il processo di voto digitale in undici comitati afferenti a nove sedi diplomatiche consolari: Berlino, Monaco di Baviera, Marsiglia, Londra, L’Aja, Houston, San Paolo, Tel Aviv, Johannesburg. Sedi individuate sulla base di alcuni criteri incrociati come la grandezza delle collettività, che non doveva essere eccessiva ma neanche troppo troppo piccola, il livello di digitalizzazione del Paese, il tasso di cittadini residenti che erano registrati su un portale digitale dei servizi consolari e anche la percentuale di residenti dotati di codice fiscale validato dall’Agenzia delle entrate. Oltre alla presenza di un fuso orario in grado di farci fare la sperimentazione con assistenza immediata e diretta”.

Quindi, “fra il 24 novembre e il 3 dicembre, cioè i 10 giorni antecedenti la data delle elezioni, tutti gli elettori che avevano fatto richiesta di iscrizione negli elenchi elettorali e che avevano esercitato la cosiddetta opzione che nel caso dei Comites è necessaria per poter votare per il tramite del servizio digitale del portale Fast It e l’avevano fatto entro 30 giorni dalle votazioni sono stati abilitati alla piattaforma “Io voto”, piattaforma specifica per il voto elettronico”, ha detto ancora Vignali, “Potendo così votare anche in via digitale e autenticandosi con credenziali Spid di secondo livello. Il totale degli elettori abilitati sulla piattaforma è stato di 7.756 optanti digitali, cioè chi ha fatto l’opzione per votare digitalmente; di questi però solo 1.236 erano da dotati di Spid di secondo livello che era il requisito necessario per partecipare e alla fine chi ha votato sono state 672 persone effettive. Possono sembrare poche, ma proporzionalmente, rispetto al resto della votazione, hanno mostrato una propensione alla partecipazione al voto maggiore rispetto al voto per corrispondenza, in termini percentuali e proporzionali”.
Degli esiti della sperimentazione, ha ricordato poi Vignali, “è stata redatta recentemente una relazione tecnica, in ossequio al decreto ministeriale che la prevedeva. La Farnesina si è dovuta certo confrontare con un problema di scarsità di risorse, non ce ne erano di dedicate come ho detto prima ma erano ricomprese nei 9 milioni assegnati in generale” per il Comites. Quindi, ha chiarito, “scarsità di risorse e scarsità di tempo a disposizione perché il portale ‘Io voto’ ha visto la luce solo a seguito di un’intensa attività di analisi con attenzione ad aspetti tecnici e normativi di procedura di grande delicatezza e complessità. Per esempio gli aspetti delle identificazioni dell’elettore, la trasmissione e conservazione del voto, l’infrastruttura informatica, l’interoperabilità tra le piattaforme interessate, il corretto computo dei voti, l’estrazione dei dati e l’assistenza all’utenza”.

Sostanzialmente, le parole durante l’audizione del Direttore Generale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale per gli italiani all`estero e le politiche migratorie, “tanti aspetti da tenere presente (…) Abbiamo individuato dalle potenzialità e anche delle criticità che saranno sicuramente molto utili per gli ulteriori sviluppi della sperimentazione del voto elettronico, anche per altre tipologie di consultazioni elettorali. Intanto la necessità che una futura infrastruttura per il voto da remoto con valore legale applicata anche a consultazioni politiche o referendarie sia ospitata su un cloud nazionale. Poi la necessità che il personale della Farnesina che sviluppa la piattaforma sia sufficiente e abbia il know how necessario per lo sviluppo completo della piattaforma, compresa la configurazione della cosiddetta blockchain. Poi la valutazione della necessità che sia possibile per l’elettore verificare che il voto conteggiato sia stato effettivamente quello espresso, quindi una verifica di compatibilità e le conseguenze delle eventuali indisponibilità di una piattaforma per attacco informatico durante le operazioni di voto, con conseguente impossibilità di assicurare il voto a tutti gli aventi diritto. Questo è un rischio di cui bisogna essere consapevoli”.